Tutto pronto per la Vernasca Silver Flag



Le gare in automobile raccontano storie di tecnica e di centesimi di secondo, ma soprattutto di sogni e ambizioni; i motori hanno cilindri bielle e pistoni ma i veri propulsori sono il coraggio e l’emozione. Per questo la ventiduesima edizione della Vernasca Silver Flag, il 17 e 18 giugno, promossa dal CPAE, celebra il sentimento indispensabile della passione. Quella con la P maiuscola, che ogni anno richiama qui collezionisti da ogni parte del mondo, campioni di ieri e di oggi alla guida di 220 vetture da corsa tra le più belle e preziose mai costruite. Teo Fabi, settantuno gran premi, poleman a Indianapolis e campione del mondo prototipi, guiderà una Elva sport; Arturo Merzario affronterà ancora i tornanti dove si mise in luce all’inizio degli anni Sessanta. Anatoly Arutunoff, uno dei maggiori collezionisti statunitensi, corre dal 1957 e varcherà l'Oceano per partecipare ad un evento che "non può mancare" nel suo palmarès. Ritorna, anche quest’anno, FCA Heritage con le vetture che hanno scritto la storia dei marchi Fiat, Abarth, Lancia e Alfa Romeo così come la Scuderia del Portello, con i modelli più importanti della casa di Arese. Confermando consolidate sinergie sostengono la manifestazione TAG Heuer e Coys Europe.

L’evento, ormai, ha assunto rilievo internazionale e quella che è stata una importante gara su strada è oggi un festival dell'eleganza seguito da appassionati di tutto il mondo Tra gli iscritti non mancano piloti dagli Stati Uniti d’America, dalla Repubblica di Costa Rica, dagli Emirati Arabi e dal Giappone, oltre che da diversi Paesi Europei. Le vetture invece sono un compendio della storia del motorsposrt, in ogni disciplina. Ci sono la Delta s4 ex ufficiale prima con Biasion in Argentina e la Delta Integrale che disputò il Safari, a cui si affiancano la 131 Abarth ex Andruet e la Fiat x1/9 con cui corse Gino Macaluso ed oggi condotta dal figlio Stefano. Accanto alle regine delle corse su strada non mancano le auto più importanti delle competizioni in pista, come la Bugatti con cui Malcolm Campbell vinse il GP Boulogne 1927, la Maserati 6CM ex Villoresi, o la Ferrari 212 che prese parte alla Mille Miglia e alla 24 Ore di Le Mans. Raccontano successi recenti la Ferrari 308 Carma, ancora guidata dall’inossidabile Carlo Faccetti, ed i prototipi Sauber, Lola, March e Osella.

Altro grande protagonista della rassegna è, da sempre, il percorso. Poco più di 8 kilometri che si sviluppano con caratteristiche completamente differenti tra la prima e la seconda metà. La parte iniziale è contraddistinta da un lungo rettilineo, la seconda, dopo una curva a 90 gradi a Lugagnano, è invece una vera arrampicata, con 34 curve, in maggioranza tornanti, e con pendenze che arrivano anche al 10 percento.

Durante i passaggi delle vetture il tracciato viene chiuso al traffico. Tre le manche in programma, due il sabato ed una la domenica, da affrontare con andatura allegra ma senza correre: alla fine le classifiche saranno stilate solo in base alla rarità, alla storia sportiva ed all’originalità delle auto.
Per chi vorrà partecipare, venerdì 16 giugno, la rassegna avrà un prologo in pista, sul vicino circuito Riccardo Paletti di Varano de’ Melegari. Servirà per “scaldare” i motori e perfezionare l’assetto della propria vettura prima di ritrovarsi alla partenza della salita.
Ma l’invito degli organizzatori non è rivolto solo ai collezionisti ed ai piloti. Sia il paddock di Castell’Arquato sia il tracciato sono liberamente accessibili al pubblico che può vedere i meccanici al lavoro e parlare con i corridori, applaudirli a fotografarli mentre sfrecciano da un tornante all’altro, scambiare opinioni all’arrivo, in uno spirito cordiale di ospitalità e passione. Ed altre ai motori c’è tutto un territorio da vedere e da scoprire nella sua completezza, luogo in cui l’arte e la cultura abbracciano la tradizione enogastronomica, dove la magia dei borghi storici si incontra con l’incanto di antichi manieri e diventa pura scoperta e relax se innaffiata dai vini d.o.c. dei colli piacentini e sublimata dai sapori intensi e genuini dei piatti tipici.


PILLOLE DI SILVER FLAG

IL NOME
Eravamo a un raduno estemporaneo organizzato dal Jaguar club Italia che aveva chiesto aiuto all’Aci di Piacenza. Paolo Resmini, allora presidente Aci ci chiese di presenziare con alcune vetture del Club. Ricordo che c’era da fare un giro su un piazzale. Paolo segnalava l’arrivo ai partecipanti sventolando una bandiera a scacchi. Avvicinandomi, lo presi anche in giro: “Ma cos’è quel relitto di bandiera, non è neanche più bianca e nera, è tanto vecchia che è grigia!”. E lui, di rimando: “Ehi, bello, questa è la bandiera che è stata utilizzata per tutte le “Vernasca” e che ha visto il battesimo della Ferrari al Circuito di Piacenza! Non è di stoffaccia, è di seta. Non vedi che sembra d’argento?”. (Claudio Casali, ideatore della manifestazione)

I CAMPIONI
Gaetano Cravedi, decano dei giornalisti sportivi piacentini e corrispondente de “La Gazzetta dello Sport” ha scritto in una cronaca della corsa: “La Castell’Arquato-Vernasca, per la sua pittoresca dislocazione, per il crescente interesse che ha sempre suscitato, ha mantenuto per lunghi anni il fascino di grande corsa, di “corsa che crea i campioni”, perché, in effetti, dal suo ardente crogiolo si forgiarono pezzi rari….”. Tra i tanti De Adamich, Bandini, Scarfiotti, Merzario, Geky Russo eGiancarlo Baghetti solo per citare i più famosi.

IL CAMPIONE (ESORDIENTE)
“Ricordo sempre volentieri il mio esordio con i motori da corsa alla Castellarquato- Vernasca. Erano gli inizi degli anni Sessanta e io fremevo dalla voglia di correre. Usai la Triumph Tr3 di famiglia per partecipare a quella che era una delle più famose gare in salita dell’epoca. Non era propriamente un’automobile adatta a quel tipo di competizioni. Ma a disposizione c’era solo quella: prendere o lasciare. Presi, e il divertimento fu clamoroso”. (Andrea de Adamich, pilota)

LE AUTO
La Silver Flag è aperta alle auto da competizione dalle origini ai primi anni Settanta, salvo modelli di particolare interesse storico. Le vetture sono divise in varie categorie: Turismo, Gran Turismo, Sport, Sport Prototipo, Sport2mila, Monoposto motore anteriore, Monoposto motore posteriore, Vetture anteguerra.
Per ragioni logistiche solo poco più di duecento partecipanti sono ammessi al via, ma le richieste di iscrizione che da ogni parte del mondo giungono al CPAE sono ben più numerose. La selezione privilegia i mezzi di maggio interesse storico e collezionistico.

IL RECORD
Simpatica è la storiella di un sindaco di Vernasca che, a Londra per una cena di emigranti, si sentì dire: “Vernasca? Oh yeah Vernasca Silver flag”. Sono poi arrivati riconoscimenti nazionali e internazionali. Il massimo è stato qualche anno fa in Inghilterra, la patria dell’automobilismo storico, quando durante la cena di gala all’Historic motorsport show, Paddy Hopkirk, indimenticato vincitore di un Montecarlo con la Mini Cooper, declamò: “The winner of the Best speed event of the year is the Vernasca Silver flag”.
In Italia, il primato è incontrastato. L’ASI, Automotoclub Storico Italiano ha premiato la Silver Flag con 12 manovelle d’oro – il premio per le rassegne a maggior significato culturale - consecutive dal 2003. Senza dubbio un record
STORIA

La Castell'Arquato - Vernasca nasce nel 1953 quando l'Aci Piacenza decide di assegnare il titolo provinciale di velocità a chi avesse ottenuto il miglior punteggio in due gare da disputarsi in provincia. Una, era la Bobbio - Penice, nota corsa in salita in auge dal 1929 e che vide vincitore anche Enzo Ferrari; l'altra, viene individuata in un'altra corsa in salita con partenza da Castell'Arquato ed arrivo a Vernasca con l'attraversamento di Lugagnano. Doveva essere un esperimento e nessuno poteva immaginare che nel giro di poche edizioni, la corsa avrebbe richiamato tantissimi spettatori e i migliori specialisti delle competizioni in salita.
Alla prima edizione (1953) parteciparono circa 40 piloti, con la presenza ufficiale dell’Alfa Romeo che vi aveva Consalvo Sanesi su una splendida 3000 CM. Quella volta la gara non fu propriamente di velocità in quanto si utilizzò l’indice prestazione per decretare il vincitore, che risultò Corazza su Fiat 1100. Nelle edizioni successive i concorrenti si moltiplicarono: 60 nel 1954 (vittoria di Auricchio), 90 nel 1955 (successo di Massimo Leto di Priolo), oltre il centinaio nelle due edizioni successive vinte da Nando Pagliarini.
Nel 1960 la corsa era diventata famosa. Dalmazio Calvi vinse quella edizione su Stanguellini formula Junior, seguito da Geki Russo. Nel 1961 parteciparono tutti i più grandi specialisti: Odoardo Govoni con la Maserati Birdcage, Nando Pagliarini con la Ferrari 250 competizione passo corto e Ludovico Scarfiotti con la OSCA 1500. Il vincitore fu Govoni. Nell’edizione 1962 tornò alla vittoria Pagliarini con la Ferrari 250. Le pessime condizioni atmosferiche impedirono però il miglioramento dei primati di tutte le classi. Nel 1963 fu la volta di Vittorio Venturi su Abarth 1000 barchetta. Nel 1965 la vittoria se la disputarono due vecchie conoscenze della Vernasca: Noris e Vincenzo Nember, il primo su Porsche 904 a motore posteriore; il secondo su Ferrari 250 GTO. Vinse quest’ultimo con uno scarto di 3 secondi su Noris. Intanto si erano affacciate sul percorso anche le Alfa Romeo TZ, dimostrando subito il loro potenziale. Tanto che, l’anno successivo una TZ guidata da Ildefonso Torriani, dettò legge.
Il 1967 fu un anno “tutto piacentino”, per la gioia dei ventimila spettatori presenti. Roberto Bertuzzi si aggiudicò, alla guida di un’Abarth 2000 ufficiale “affittata”, la tredicesima edizione. Il pilota di Piacenza polverizzò tutti i record staccando il tempo di 5’7” alla media di 114 Km/h. Nel 1968 sono due i contendenti alla vittoria: Lualdi Gabardi al volante della Ferrari Dino 206 e Noris con la Porsche Carrera 906. Durante le prove Lualdi fece registrare il tempo migliore ma un testacoda lo costrinse a lasciare a Noris, per 5 secondi, la gioia del primato. A sottolineare il dominio della Porsche contribuì anche il bresciano Bonomelli con una GT della Casa tedesca. Il 1969 Lualdi si prese la sua rivincita al volante della Abarth 2000. Nel 1971 (per motivi organizzativi l’anno prima la gara non fu disputata) Lualdi schierò la Ferrari 212. E’ utilizzata da Peter Schetty nel 1969 per conquistare il Campionato Europeo della Montagna. Noris si presentò con la Porsche 908 serie 2 (la vettura più potente apparsa alla Vernasca). Anche Eris Tondelli con la Chevron B19 si annunciava come serio candidato al successo. Durante le prove Lualdi ruppe subito una sospensione della macchina e fu costretto al ritiro. La vittoria quindi rimase un fatto tra Noris e Tondelli. Quest’ultimo però, mentre era al comando, giunto all’ultima curva, (5 metri al traguardo) sbandò, finendo contro gli scalini della chiesa di Vernasca. La Vittoria andò così a Noris che per la seconda volta scrisse il suo nome nell’albo d’oro della competizione.
L’ultima edizione della Castell’Arquato-Vernasca fu disputata il 14 maggio 1972 ma venne compromessa dal maltempo. Vinse, tra mille ritiri, il milanese Matteo Cormio alla guida di un’Alfa GT 1.6.