AUTODELTA, l’ala veloce dell’Alfa Romeo (Fucina Editore, pagg. 616, Euro 33,00), è la cronistoria dell’Autodelta, il reparto corse dell’Alfa Romeo voluto dal mitico presidente Giuseppe Luraghi, dalla fondazione (marzo 1963) alle dimissioni del suo indimenticabile patron Carlo Chiti (ottobre 1984), scritta a quattro mani dai fratelli Giuseppe e Massimo Colombo, appassionati alfisti e studiosi del marchio del Biscione, che l’hanno inserita nel contesto politico, sociale ed economico italiano dell’epoca, non tralasciando le vicissitudini della Casa madre in quegli anni difficili.
Autodelta: un nome leggendario per tutti gli Alfisti e per gli appassionati di quel mondo delle corse eroico e tragico, magico e spietato, che ha mischiato vita e morte, trionfi e tragedie.
Dalle scattanti, leggere e inarrestabili GTA, simili eppure così diverse dalle Giulia GT che molti Alfisti possedevano e che tanti altri sognavano, alle più impegnative 33 a 8 o 12 cilindri fino alle monoposto di Formula 1, l’Autodelta ha accumulato vittorie esaltanti e sconfitte brucianti, sempre seguita da un numero altissimo di appassionati in tutto il mondo.
Dalle corse sui più svariati circuiti del pianeta - da Monza a Le Mans, da Daytona a Watkins Glen, da Silverstone a Montecarlo - fino alle tortuose e pericolose ma maledettamente affascinanti gare stradali, in mezzo ai 22 chilometri del Nurburgring o alle strade spesso assolate della Targa Florio, dove si correva a oltre 200 all’ora vicino alle case, ai muriccioli, agli alberi (e al pubblico!).
Senza dimenticare i rally e le gare di motonautica, l’Autodelta ha vissuto la sua intensissima storia con un carico di passione, di voglia, di entusiasmo e di delusioni davvero inimitabili, perché inimitabili erano gli uomini che ne facevano parte e soprattutto lui, l’ingegner Carlo Chiti, passionale e simpatico, burbero e sensibilissimo, geniale e infaticabile, vorace di vita, di corse (e di cibo): l’Autodelta è stata innazitutto e soprattutto una sua creatura.
Il libro ripercorre un ventennio di storia dell’Autodelta grazie alle fonti dell’epoca, ai ricordi dei figli dei protagonisti, dei piloti, dei tecnici e tanti altri, tracciando per la prima volta in maniera davvero ampia ed esaustiva la storia di un nome, un simbolo, un’azienda che fa battere il cuore ancora oggi al solo nominarla.
Autodelta: un nome leggendario per tutti gli Alfisti e per gli appassionati di quel mondo delle corse eroico e tragico, magico e spietato, che ha mischiato vita e morte, trionfi e tragedie.
Dalle scattanti, leggere e inarrestabili GTA, simili eppure così diverse dalle Giulia GT che molti Alfisti possedevano e che tanti altri sognavano, alle più impegnative 33 a 8 o 12 cilindri fino alle monoposto di Formula 1, l’Autodelta ha accumulato vittorie esaltanti e sconfitte brucianti, sempre seguita da un numero altissimo di appassionati in tutto il mondo.
Dalle corse sui più svariati circuiti del pianeta - da Monza a Le Mans, da Daytona a Watkins Glen, da Silverstone a Montecarlo - fino alle tortuose e pericolose ma maledettamente affascinanti gare stradali, in mezzo ai 22 chilometri del Nurburgring o alle strade spesso assolate della Targa Florio, dove si correva a oltre 200 all’ora vicino alle case, ai muriccioli, agli alberi (e al pubblico!).
Senza dimenticare i rally e le gare di motonautica, l’Autodelta ha vissuto la sua intensissima storia con un carico di passione, di voglia, di entusiasmo e di delusioni davvero inimitabili, perché inimitabili erano gli uomini che ne facevano parte e soprattutto lui, l’ingegner Carlo Chiti, passionale e simpatico, burbero e sensibilissimo, geniale e infaticabile, vorace di vita, di corse (e di cibo): l’Autodelta è stata innazitutto e soprattutto una sua creatura.
Il libro ripercorre un ventennio di storia dell’Autodelta grazie alle fonti dell’epoca, ai ricordi dei figli dei protagonisti, dei piloti, dei tecnici e tanti altri, tracciando per la prima volta in maniera davvero ampia ed esaustiva la storia di un nome, un simbolo, un’azienda che fa battere il cuore ancora oggi al solo nominarla.