Cosa ti ricordi della vittoria di SEBRING?
“Avevamo fatto poche prove ed era la prima gara per la MK IV. L’auto era competitiva già dall’inizio poiché avevamo delle conoscenze tecniche molto avanzate e dovevamo utilizzare il telaio della MK II, con delle variazioni sull’assetto aerodinamico. Con Bruce McLaren ci siamo riusciti. E’ stata una gara molto combattuta. La favorita era la Chaparral, ma noi eravamo comunque abbastanza competitivi. Quella MK IV gialla con il numero 1 è ora in esposizione al Barber Motorsports Park in Alabama. Sebring era molto importante dal punto di vista dello sforzo che avrebbe compiuto Ford per Le Mans 24. A Daytona, un po’ prima in quell’anno, c’era stato qualche problema e Ford aveva deciso di presentarsi con un altro modello, un po’ più agile e veloce, soprattutto a Le Mans. A Phil Remington fu infatti dato il compito di disegnare un nuovo modello in poco tempo. Lo fece e quell’auto ha vinto Sebring”.
C’era qualcosa che non ti piaceva della Mk IV?
“No. Quando vinci ti innamori della macchina. Era un veicolo eccellente ed io avevo preso parte a tutta la fase di collaudo e sviluppo sia della Mk II che della Mk IV. Queste macchine hanno dimostrato d’essere vincenti e questo è ciò che conta. Abbiamo lavorato tanto e queste auto facevano invidia anche a Ferrari, Porsche e a tutte le altre case automobilistiche. Sono fermamente convinto che intimidivano parecchio un po’ tutti. Abbiamo avuto solo un problema che però non era da attribuire all’auto. Era una giornata con molto vento e in qualche modo dei detriti sono finiti nella ventola di aspirazione della cabina di pilotaggio. La cabina era molto stretta e sia io che Bruce abbiamo sofferto molto il calore eccessivo. Eravamo letteralmente a pezzi, ma a ripensare a come è andata, questo dettaglio rende solo la storia più avvincente”.
Parlaci della tua relazione con il co-pilota, BRUCE MCLAREN.
“Il nostro rapporto era ottimo. Da un punto di vista personale, era una persona molto piacevole da avere vicino e mi piaceva trascorrerci del tempo. Era facile essergli amico. Da un punto di vista professionale, ero molto interessato a sviluppare le mie competenze nella corsa di strada dato che avevo occhi solo per la Formula 1 a quei tempi, e Bruce era un pilota molto tecnico, mi ha insegnato molto, anche solo vederlo all’opera. Per me era semplicemente fantastico averlo come co-pilota. E’ stata un’esperienza molto bella”.
Che tipo di sviluppo c’è stato per la GT40?
“Lo sviluppo è stato intenso e profondo. Ford ha messo mano a tutti i componenti. Una volta che avevano iniziato il processo, ci hanno messo davvero anima e corpo. Hanno fatto tantissimi test, incluso una corsa di 24 ore consecutive a Daytona. E’ divertente quando una compagnia decide di investirci così tanto. E’ per questo che hanno vinto. Questo è quello che amo di più di tutta la storia”.
Stai seguendo i progressi del team FORD CHIP GANASSI con la nuova FORD GT?
“Assolutamente. E Chip Ganassi è un mio grande amico. Ford ha fatto un’ottima scelto nell’assegnare a Chip il ruolo di leader in questi cambiamenti e per ora non ha fatto altro che renderli orgogliosi. Non c’è da sorprendersi dato che Chip è stato un campione già tante volte in precedenza”.
Ti piacerebbe guidare la nuova FORD GT?
“Certo, accetto l’invito. Dove e quando?”
Quando hai visto per la prima volta la nuova Ford GT, hai visto qualche somiglianza con la GT40?
“Si, ho riconosciuto qualcosa del design. Ho avuto l’impressione che stessero tentando di mantenere la nostalgia verso qualcosa che ha avuto un grande successo in precedenza. Ed anche a occhio nudo questo tentativo è molto riconoscibile. L’amavo 50 anni fa e la amo tuttora. Ford ha fatto un lavoro incredibile”.