La scorsa settimana i motori sono tornati a rombare tra Castell'Arquato a Vernasca, su tonanti dove, negli anni Cinquanta e Sessanta, sono state scritte pagine importanti della storia dell’automobilismo italiano e che, ormai da 20 anni, all'inizio dell'estate, meritano la ribalta del motorismo internazionale.
Quella che è stata la scena dei campioni è un oggi un concorso dinamico - promosso dal CPAE Club Piacentino Auto d'Epoca - unico al mondo, un festival dell’eleganza a motore dove 230 regine della velocità, per un tre giorni, lasciano garage e musei per sfidare il vento e l’asfalto.
Dopo aver caratterizzato il concorso dinamico di eleganza con “monografie” di tutti i marchi più significativi della storia del motorismo sportivo, nell'anno di Expo, il CPAE ha dedicato la rievocazione a “Best of Italy”. In fondo significa anche celebrare un’intuizione felicissima: quella di riportare sul veloce rettilineo da Castell’Arquato a Lugagnano e sulla salita che si arrampica fino a Vernasca, le auto più importanti e i campioni più affermati.
Sono tornate a divorare l'asfalto le Alfa Romeo, non dimenticando che proprio una vettura milanese, la 3000 CM di Consalvo Sanesi spiccò il miglior tempo nella prima edizione della gara nel 1953. Hanno acceso l'aria di entusiasmo e di vapori di olio ricinato le poderose Ferrari, monoposto e sport, le Maserati, rivali di sempre in pista e sulla strada, le Lancia ricche di gloria in circuito e nei rally, le Abarth che nelle cronoscalate costruirono buona parte del mito dello scorpione. E ancora Osca, Stanguellini, Cisitalia o i prototipi di tanti piccoli costruttori, testimonianza di un genio italiano apprezzato in tutto il mondo.
Ma le storie di motori sono soprattutto storie di uomini. Dimenticando l’imperativo di vittoria che ne ha accompagnato i successi sportivi, tanti campioni tornano ad indossare tuta e casco per rendere omaggio ad una gara entrata nella storia. Sandro Munari, dopo l’esperienza con la Stratos nel 2014, è tornato su questi tornanti, stavolta alla guida di una Lancia Fulvia Coupé HF in allestimento East African Safari. Il piacentino Beppe Gabbiani, velocissimo pilota da gran premio ed oggi affermato team manager, è stato invece a bordo di un prototipo della propria scuderia non dimenticando quando, bambino, assistette alla “Vernasca” agonistica insieme al padre.
Il terzo grande protagonista della rassegna è stato, da sempre, il percorso. Poco più di 8 kilometri che si sviluppano con caratteristiche completamente differenti tra la prima e la seconda metà. La parte iniziale è contraddistinta da un lungo rettilineo, la seconda,dopo una curva a 90 gradi a Lugagnano, è invece una vera arrampicata, con 34 curve, in maggioranza tornanti, e con pendenze che arrivano anche al 10 percento.
Quella che è stata la scena dei campioni è un oggi un concorso dinamico - promosso dal CPAE Club Piacentino Auto d'Epoca - unico al mondo, un festival dell’eleganza a motore dove 230 regine della velocità, per un tre giorni, lasciano garage e musei per sfidare il vento e l’asfalto.
Dopo aver caratterizzato il concorso dinamico di eleganza con “monografie” di tutti i marchi più significativi della storia del motorismo sportivo, nell'anno di Expo, il CPAE ha dedicato la rievocazione a “Best of Italy”. In fondo significa anche celebrare un’intuizione felicissima: quella di riportare sul veloce rettilineo da Castell’Arquato a Lugagnano e sulla salita che si arrampica fino a Vernasca, le auto più importanti e i campioni più affermati.
Sono tornate a divorare l'asfalto le Alfa Romeo, non dimenticando che proprio una vettura milanese, la 3000 CM di Consalvo Sanesi spiccò il miglior tempo nella prima edizione della gara nel 1953. Hanno acceso l'aria di entusiasmo e di vapori di olio ricinato le poderose Ferrari, monoposto e sport, le Maserati, rivali di sempre in pista e sulla strada, le Lancia ricche di gloria in circuito e nei rally, le Abarth che nelle cronoscalate costruirono buona parte del mito dello scorpione. E ancora Osca, Stanguellini, Cisitalia o i prototipi di tanti piccoli costruttori, testimonianza di un genio italiano apprezzato in tutto il mondo.
Ma le storie di motori sono soprattutto storie di uomini. Dimenticando l’imperativo di vittoria che ne ha accompagnato i successi sportivi, tanti campioni tornano ad indossare tuta e casco per rendere omaggio ad una gara entrata nella storia. Sandro Munari, dopo l’esperienza con la Stratos nel 2014, è tornato su questi tornanti, stavolta alla guida di una Lancia Fulvia Coupé HF in allestimento East African Safari. Il piacentino Beppe Gabbiani, velocissimo pilota da gran premio ed oggi affermato team manager, è stato invece a bordo di un prototipo della propria scuderia non dimenticando quando, bambino, assistette alla “Vernasca” agonistica insieme al padre.
Il terzo grande protagonista della rassegna è stato, da sempre, il percorso. Poco più di 8 kilometri che si sviluppano con caratteristiche completamente differenti tra la prima e la seconda metà. La parte iniziale è contraddistinta da un lungo rettilineo, la seconda,dopo una curva a 90 gradi a Lugagnano, è invece una vera arrampicata, con 34 curve, in maggioranza tornanti, e con pendenze che arrivano anche al 10 percento.