"La crisi non esiste? Non solo, nel settore delle auto d'epoca si va oltre questo concetto perché le classiche ormai trainano alla grande altri settori". Mario Baccaglini, il più grande organizzatore di saloni riservati alle Classic Car parla chiaro e ci apre le porte di un mondo in grande evoluzione.
Parliamo di saloni riservati alle classiche, ma forse non è così vista la partecipazione in massa di case automobilistiche...
"E' vero, la passione per le auto d'epoca è infinita. E la loro forza comunicativa lo è altrettanto. Una forza comunicativa che porta benefici anche per le auto di oggi".
Ok, ma ci può dire attualmente quante adesioni ufficiali da parte di case automobilistiche ha già in tasca per il prossimo salone di Padova?
"Tante, tantissime. Oggi siamo già a quota undici, un bel record...".
E che vengono a presentare le case automobilistiche in un salone di auto d'epoca?
"Ovviamente portano nuovi modelli, per raccontare come il legame con la storia e con la passione delle classic car sia fortissima. Da quest'anno facciamo anche provare macchine nuove, ma abbiamo limitato a quattro le marche che possono fare i test drive. Siamo solo agli inizi perché potrebbero essere molte di più".
Un ritorno al passato?
"Tutte le case automobilistiche hanno visto nelle auto d'epoca la possibilità di comunicare la passione dell'auto, di raggiungere i più grandi appassionari di auto del mondo".
La vostra quindi non è più una fiera di auto d'epoca, si può dire questo?
"Si, ormai questi sono saloni dove si sposa alla perfezione il vecchio e il nuovo, ma è un fenomeno generale, che avviene in tutto il mondo, e non solo nel pianeta dei saloni. Prendiamo ad esempio il settore della comunicazione: la Mercedes per lanciare la Classe S la abbina ai vecchi modelli, la stessa Chevorlet per la Trax ti fa vedere il suv d'epoca, la Golf presenta la GTI con tutti i modelli del passato, per non parlare poi del Maggiolino che fa compararie il nuovo modello solo alla fine, dopo una lunga carrellata di modelli d'epoca..."
Si punta al fascino?
"Non solo, anche all'emozione. Per poi tornare all'auto di tutti i giorni. Tenga presente che la cosa più difficile oggi è proprio comunicare emozioni e che da questo punto di vista l'auto d'epoca è imbattibile".
La strada è insomma tracciata?
"Assolutamente si: e sempre più case ci contattano per sviluppare questo tipo di sinergia. In questi anni d'altra parte la passione per le classiche è cresciuta a dismisura e per lanciare un nuovo modello non si può più ignorare la storia, Un percorso che si traduce in una precisa strategia di comunicazione".
C'è qualche marca che in questo percorso è più avanti delle altre?
"In termini di prodotto sicuramente il Maggiolino: il vecchio evidentemente non sembrava abbastanza retrò, così con il nuovo sono andati giù pesante. Non solo il design è identico a quello del vecchio modello, ma anche i particolari stupiscono, guardi il corpicerchio di lamiera o il cassettino porta oggetti con la rotellina che si gira: particolari d'epoca all'interno del moderno. Più di così...".
E che gente entra quindi in un salone di auto d'epoca?
"Appassioanati, gente attratta da modelli d'epoca che difficilmente si vedono per strada, insomma una clientela che non entrerebbe mai in un salone di auto normale. E qui avviene la magia, lo scambio culturale fra vecchio e nuovo. Un sistema che sempre di più diventerà importante perché così si lavora sulla fedeltà del marchio e su quanto questo marchio ha creato in tanti anni di lavoro. Il messaggio al grande pubblico da parte delle case automobilistiche è chiaro: 'se sono ancora qui con lo stesso modello dopo tanti anni vuol dire che sono credibile'. Alla gente piace".
E in futuro che succederà?
"Che le auto d'epoca e quelle moderne saranno una sola cosa: da quelle classiche si entra nel mondo delle nuove. Come avviene in Germania dove le stesse case sono produttori, ma anche restauratori di vecchi modelli, custodi della storia, dei musei e organizzatori di raduni. Alcune marche come Ferrari, Mini, Mercedes e Bmw da questo punto di vista sono già avanti perché a breve i club non saranno più separati ma integrati nella marca".
L'auto d'epoca rimane però una cosa da ricchi.
"Oggi non più, ci si diverte anche con poco, con le utilitarie e le auto dimenticate. Non per nulla abbiamo organizzato un concorso di eleganza riservato alle vetture classiche economiche: si chiama 'Povere ma belle'. Una bella roivluzione. E anche di questo ne beneficia il marchio perché più queste macchine d'epoca girano e si fanno vedere e più beneficio ne trae il marchio".
Per esempio?
"Guardi la Mille Miglia, una dimostrazione lampante di questo discorso: una folla oceanica a guiardare le auto. Una cosa del egener oggi non c'è più nemmeno con la F1. Qui tocchi con mano la storia, la passione, la gioia del bello e del sogno. Le pare poco?".
VIA REPUBBLICA.IT
Parliamo di saloni riservati alle classiche, ma forse non è così vista la partecipazione in massa di case automobilistiche...
"E' vero, la passione per le auto d'epoca è infinita. E la loro forza comunicativa lo è altrettanto. Una forza comunicativa che porta benefici anche per le auto di oggi".
Ok, ma ci può dire attualmente quante adesioni ufficiali da parte di case automobilistiche ha già in tasca per il prossimo salone di Padova?
"Tante, tantissime. Oggi siamo già a quota undici, un bel record...".
E che vengono a presentare le case automobilistiche in un salone di auto d'epoca?
"Ovviamente portano nuovi modelli, per raccontare come il legame con la storia e con la passione delle classic car sia fortissima. Da quest'anno facciamo anche provare macchine nuove, ma abbiamo limitato a quattro le marche che possono fare i test drive. Siamo solo agli inizi perché potrebbero essere molte di più".
Un ritorno al passato?
"Tutte le case automobilistiche hanno visto nelle auto d'epoca la possibilità di comunicare la passione dell'auto, di raggiungere i più grandi appassionari di auto del mondo".
La vostra quindi non è più una fiera di auto d'epoca, si può dire questo?
"Si, ormai questi sono saloni dove si sposa alla perfezione il vecchio e il nuovo, ma è un fenomeno generale, che avviene in tutto il mondo, e non solo nel pianeta dei saloni. Prendiamo ad esempio il settore della comunicazione: la Mercedes per lanciare la Classe S la abbina ai vecchi modelli, la stessa Chevorlet per la Trax ti fa vedere il suv d'epoca, la Golf presenta la GTI con tutti i modelli del passato, per non parlare poi del Maggiolino che fa compararie il nuovo modello solo alla fine, dopo una lunga carrellata di modelli d'epoca..."
Si punta al fascino?
"Non solo, anche all'emozione. Per poi tornare all'auto di tutti i giorni. Tenga presente che la cosa più difficile oggi è proprio comunicare emozioni e che da questo punto di vista l'auto d'epoca è imbattibile".
La strada è insomma tracciata?
"Assolutamente si: e sempre più case ci contattano per sviluppare questo tipo di sinergia. In questi anni d'altra parte la passione per le classiche è cresciuta a dismisura e per lanciare un nuovo modello non si può più ignorare la storia, Un percorso che si traduce in una precisa strategia di comunicazione".
C'è qualche marca che in questo percorso è più avanti delle altre?
"In termini di prodotto sicuramente il Maggiolino: il vecchio evidentemente non sembrava abbastanza retrò, così con il nuovo sono andati giù pesante. Non solo il design è identico a quello del vecchio modello, ma anche i particolari stupiscono, guardi il corpicerchio di lamiera o il cassettino porta oggetti con la rotellina che si gira: particolari d'epoca all'interno del moderno. Più di così...".
E che gente entra quindi in un salone di auto d'epoca?
"Appassioanati, gente attratta da modelli d'epoca che difficilmente si vedono per strada, insomma una clientela che non entrerebbe mai in un salone di auto normale. E qui avviene la magia, lo scambio culturale fra vecchio e nuovo. Un sistema che sempre di più diventerà importante perché così si lavora sulla fedeltà del marchio e su quanto questo marchio ha creato in tanti anni di lavoro. Il messaggio al grande pubblico da parte delle case automobilistiche è chiaro: 'se sono ancora qui con lo stesso modello dopo tanti anni vuol dire che sono credibile'. Alla gente piace".
E in futuro che succederà?
"Che le auto d'epoca e quelle moderne saranno una sola cosa: da quelle classiche si entra nel mondo delle nuove. Come avviene in Germania dove le stesse case sono produttori, ma anche restauratori di vecchi modelli, custodi della storia, dei musei e organizzatori di raduni. Alcune marche come Ferrari, Mini, Mercedes e Bmw da questo punto di vista sono già avanti perché a breve i club non saranno più separati ma integrati nella marca".
L'auto d'epoca rimane però una cosa da ricchi.
"Oggi non più, ci si diverte anche con poco, con le utilitarie e le auto dimenticate. Non per nulla abbiamo organizzato un concorso di eleganza riservato alle vetture classiche economiche: si chiama 'Povere ma belle'. Una bella roivluzione. E anche di questo ne beneficia il marchio perché più queste macchine d'epoca girano e si fanno vedere e più beneficio ne trae il marchio".
Per esempio?
"Guardi la Mille Miglia, una dimostrazione lampante di questo discorso: una folla oceanica a guiardare le auto. Una cosa del egener oggi non c'è più nemmeno con la F1. Qui tocchi con mano la storia, la passione, la gioia del bello e del sogno. Le pare poco?".
VIA REPUBBLICA.IT