La “Maserati A6 1500” 1947 del Nicolis esposta al Lingotto nella Mostra su Enrico Ghinato: “L’auto, la forma e i riflessi”


E’ uno dei gioielli del Museo Nicolis di Villafranca e certamente uno dei marchi dell’automobilismo italiano più amati e ammirati.

Per questo, dopo avere partecipato, a Modena, alla inaugurazione del “Museo Casa Enzo Ferrari”, la Maserati A6 1500 del 1947 del Nicolis si trasferisce temporaneamente al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino dove rimarrà esposta per essere ammirata da migliaia di visitatori. Visitatori che i due Musei puntano a “conquistare” anche attraverso iniziative congiunte come la riduzione reciproca del biglietto d’ingresso.

L’occasione è quella della prima mostra tematica organizzata al museo torinese, dove sono esposte 30 opere dell’artista iperrealista Enrico Ghinato, opere che ritraggono vetture di marchi italiani, per sottolineare l’importanza del car design Made in Italy.

La collaborazione con prestigiose istituzioni culturali italiane e internazionali è una consuetudine per il Museo Nicolis di Villafranca, creato nel 2000 dall’imprenditore e collezionista veronese Luciano Nicolis e che rappresenta, oggi, una delle più importanti realtà private, custode di ben 7 collezioni di pezzi unici che comprendono auto storiche, moto e biciclette d’epoca, strumenti musicali, macchine fotografiche e per scrivere, oggetti inediti dell’ingegno umano .

La storia della Maserati A6 1500 ha tutti gli ingredienti per consacrarla come auto “leggendaria”. Nel gennaio 1940 l’azienda produttrice, acquistata qualche anno prima dall’industriale modenese Adolfo Orsi, fu trasferita nei nuovi stabilimenti di Modena. Lo studio di una vettura Granturismo iniziò subito ma venne bloccato dalla guerra. Nel 1947, la Maserati presentò il prototipo al Salone di Ginevra, un coupé con fari a scomparsa disegnato da PininFarina.

La vettura del Museo Nicolis è la seconda costruita e fu esposta nel 1947 alla Mostra della Carrozzeria italiana alla Triennale di Milano. Presenta alcune differenze estetiche rispetto al prototipo, come i fari, il doppio vetro laterale, il lunotto e l’andamento della coda.
Nel 1950 la vettura venne esportata in Argentina. Rientrata in Italia, venne acquistata da Luciano Nicolis che ne avviò l’immediato restauro per riportata alle caratteristiche originarie, restituendo così  all’automobilismo italiano un pezzo di storia altrimenti irrimediabilmente perduto.