Colpo di scena, torna la Moto Morini



Torna il marchio delle mitiche 'Corsarino' e della '3 1/2' dopo l'acquisizione all'asta da parte di due imprenditori italiani. E' storia recente la ricostituzione del marchio e della fabbrica Moto Morini a Casalecchio di Reno che porta alla realizzazione di due nuove moto naked: la Corsaro 1200 e la più "vintage" 9 1/2. Entrata in crisi, la società, dopo la mancata conclusione di alcune trattative commerciali in merito alla sua cessione, è posta in liquidazione fallimentare dal Tribunale di Bologna il 17 maggio 2010.
Oggi, l'inizio di una nuova storia. Per un milione e 960 mila euro se la sono aggiudicata due imprenditori milanesi, Sandro Capotosti, ex presidente di Banca Profilo, e Ruggeromassimo Jannuzzelli, ex vicepresidente e ad del gruppo Camuzzi. I due sono a capo della newco 'Eagle Bike', creata per l'occasione.

La Moto Morini ha una storia gloriosa. Nel 1925 Mario Mazzetti che ha progettato e costruito una moto di 125 cc, la MM 125 cc, prende come socio Alfonso Morini il quale corre e vince per lungo tempo competizioni ufficiali e conquista diversi record mondiali. Nel 1937 Morini decide di intraprendere in proprio l'attività di costruttore e si fa liquidare da Mazzetti. Viene fondata la Moto Morini che all'inizio della sua attività si dedica alla costruzione di motocarri, e motori, per rispettare l'accordo di non produrre motocicli, assunto con l'ex socio.

Finita la Guerra, e superata la fase della produzione bellica, Morini ricomincia subito a lavorare alle moto che ha sempre amato, riprende l'attività nel 1946 a Bologna in via Berti, e presenta la T125, monocilindrica di 125 cc 2 tempi. E' un successo immediato. Nel 1947 nasce la T125 Sport. Da ex pilota e valido progettista qual è, essendo le competizioni l'unico mezzo allora esistente di pubblicizzare un marchio, Morini non perde tempo e comincia a gareggiare. Già l'anno successivo, nel 1948, Raffaele Alberti si laurea Campione Italiano Motoleggere pilotando una Moto Morini 125 Competizione. L'anno successivo il successo viene ripetuto con Umberto Masetti. Questa moto, monocilindrica a 4 tempi già allora capace di girare a 10.000 giri/min, nel 1952 regala i primi successi del Campionato Mondiale nel Gran Premio delle Nazioni e nel Gran Premio di Spagna, grazie a Emilio Mendogni.

E' il 1955 quando le incrementate necessità produttive derivanti dai successi commerciali costringono la Moto Morini a spostarsi in un nuovo sito produttivo, sempre a Bologna, in via Bergami. Dalla "175" deriva la "Settebello Aste Corte", alla cui guida il debuttante Giacomo Agostini, destinato a divenire il più grande campione di motociclismo di tutti i tempi, conquista il "campionato cadetti" nel 1962 e, nell'anno successivo, i campionati italiani di "velocità Juniores" e "della Montagna". Contemporaneamente Alfonso Morini, Dante Lambertini e Nerio Biavati sviluppano la "moto monocilindrica più veloce del mondo", la 250 Bialbero, che nel 1958 vince il Nazioni con Mendogni ed è seconda con Zubani. Nel 1960 alla guida della 250 Bialbero arriva Tarquinio Provini, che nei due anni successivi si laurea Campione Italiano. Nel 1963 la Morini si cimenta nella classe 250 del campionato mondiale, contro le allora imbattibili Honda. Il sogno di vincere il Campionato Mondiale sfuma però per soli due punti, a causa del ristretto budget aziendale che non consente la partecipazione ad alcune gare e ad un banale malanno di Tarquinio Provini all'ultima gara.

Per quanto riguarda la produzione di serie, negli anni sessanta conoscono grande diffusione la Sbarazzino 100 e la Corsaro 125, moto concepite per l'utilizzo stradale ed utilitario. Ma l'anima sportiva Moto Morini emerge nuovamente quando da quest'ultima viene derivata la Corsaro Veloce, che verrà poi declinata in innumerevoli varianti sportive . Anche il motore viene rivitalizzato incrementandone la cilindrata a 150 cc e conseguentemente le prestazioni, affiancato intelligentemente da un modello d'ingresso di cilindrata inferiore, il Corsarino 48.

Proprio il Corsarino, prodotto e venduto in diversi modelli ininterrottamente dal 1963 al 1977, sarà uno dei modelli più popolari della Casa bolognese. Pur essendo un ciclomotore secondo la normativa italiana, è in realtà costruito come una moto vera e propria con telaio a doppia culla e motore a 4 tempi, divenendo ben presto uno dei mezzi più ambiti dai giovani dell'epoca. Alfonso Morini muore nel 1969 e le redini della Moto Morini vengono prese dalla figlia Gabriella.

Nel 1970 arriva il progettista che diventerà l'innovatore e l'anima stessa della Moto Morini negli anni a venire, Franco Lambertini (comunemente noto come Ing. Lambertini ma in realtà mai laureatosi), proveniente dalla Ferrari. Vede così la luce il nuovo e rivoluzionario propulsore pronto ad equipaggiare una lunghissima e svariata serie di motociclette che si faranno apprezzare in tutto il mondo per i successivi venti anni. L'architettura scelta è quella del bicilindrico a "V" longitudinale con un angolo tra i due cilindri di 72°, un ottimo compromesso tra la soluzione più equilibrata a V di 90° e quella a V decisamente stretto, più favorevole in termini di ingombro. Viene presentato al Salone di Milano del 1971 creando grande clamore.
L'anno successivo intorno a questo motore nasce la moto di maggior successo della storia della Moto Morini: la 3 1/2. A seguito del grandissimo successo riscontrato, la 3 1/2 viene affiancata nel 1974 dalla 3 1/2 Sport dalle caratteristiche più corsaiole. Ma una delle maggiori innovazioni di Lambertini fu il fatto di concepire il motore 350 cc come modulare, da cui con investimenti minimi derivarono numerosi altri progetti tra cui la 125H e la 250T con motore monocilindrico e le bicilindriche 250J, 500 GT, 500 Sport e Sei-V.
Negli anni ottanta i vari modelli hanno subito numerosi aggiornamenti, soprattutto stilistici (come la 350 K2 del 1983), cercando di emulare le nuove tendenze del sol levante, e via via perdendo l'apprezzata e sobria linea classica italiana, ma riscuotendo in ogni caso un buon successo tra gli utenti più attenti ai contenuti che ai condizionamenti dalle mode.

E' alla fine degli anni ottanta, esattamente nel 1987, che avviene il primo passaggio di proprietà. La Moto Morini viene ceduta ai fratelli Castiglioni, titolari del gruppo Cagiva, e già proprietari del marchio Ducati. La speranza di Gabriella Morini è di vedere così rilanciata la casa motociclistica.
Il responsabile tecnico Franco Lambertini ha progettato un nuovo motore, ancora una volta dall'architettura modulare, con cilindrate previste di 350, 500 e 750 cc. La direzione Cagiva si dimostra però disinteressata a questo nuovo propulsore, affossando definitivamente ogni speranza di rilancio del marchio. la produzione cessa nel 1993. Il marchio, abbandonato nelle cantine della Ducati che nel frattempo (1996) è stata ceduta dai Castiglioni al gruppo americano TPG (Texas Pacific Group) , viene rispolverato e ceduto nell'aprile 1999 alla Morini Franco Motori, dove nel frattempo è approdato lo stesso Lambertini.