Jeep, 75 anni e non sentirli

Settantacinque anni sono sufficienti per creare un mito? Certamente sì se si tratta della Jeep, non una semplice vettura, ma un vero e proprio simbolo di libertà. Questa “scatoletta” con trazione su tutte le ruote e un piccolo e affidabile motore da meno di sessanta cavalli, è stata progettata nell’aprile del 1941 diventando forse uno dei veicoli più presenti nel libri di storia e nell’immaginario collettivo di milioni di persone.
Di certo è stata l’emblema “motoristico” della liberazione per molti dei nostri nonni. Il mezzo, infatti, compare sempre in testa ai convogli militari che spesso fra due ali di folla festanti attraversavano le città italiane dopo la scacciata delle forze nazifasciste. Si pensi, per esempio, alla fotografia che ritrae il generale statunitense Mark Clark il 5 giugno del 1944 a Roma.

Un poco di storia. Questo mezzo destinato a rivoluzionare il concetto di fuoristrada venne commissionato dal governo Usa proprio pochi mesi prima dell’entrata in guerra, che avvenne nel dicembre del 1941 in seguito all’attacco giapponese alla base di Pearl Harbour. Furono due le case automobilistiche a competere per aggiudicarsi il lucroso contratto, la American Bantam Car Company e la Willys-Overland. I militari optarono per la prima che progettò un mezzo spartano e robusto, proprio quello che serviva a un esercito pronto all’azione; tuttavia il motore della Bantam non venne giudicato adeguatamente potente e a Washington si decise per un compromesso: il propulsore prodotto dalla Willys avrebbe equipaggiato il mezzo definitivo.
L’assemblaggio del modello destinato all’uso operativo, però, venne alla fine commissionato proprio a quest’ultima e in seguito alla Ford, su licenza. Le due case, infatti, garantivano volumi produttivi di tutto rispetto anche in considerazione del fatto che la Bantam versava in pessime condizioni finanziarie.

Il “nomignolo”. Secondo alcuni questo nome deriva dalla sigla “GP”, che nel gergo militare era l’abbreviazione di “General Purpose”. Altri sostengono invece che il veicolo prenda il nome da “Eugene the Jeep”, un noto personaggio dei fumetti di Braccio di Ferro. Il Jeep era un piccolo e simpatico animale dal mantello dal colore verde. Si esprimeva emettendo un unico verso, “jeep jeep jeep“, si muoveva velocemente in ogni luogo arrampicandosi agevolmente su pareti verticali. Come se non bastasse poteva rendersi invisibile: tutte caratteristiche perfette per un mezzo militare.

Per veri amanti della storia. Qualunque sia l’origine del nome quel che è certo è che Willys-Overland produsse per l’esercito americano più di 368.000 veicoli, ai quali se ne aggiunsero altri 277.000 prodotti su licenza da Ford. Un numero eccezionalmente alto di Jeep (fu il veicolo costruito nel maggior numero di esemplari nel corso della Seconda guerra mondiale) che spiega il motivo per cui ancora oggi è possibile scovarne sul mercato dell’usato. Basti pensare che su AutoScout24, il sito leader in Italia e in Europa per la compravendita di veicoli online con quasi due milioni e mezzo di annunci, se ne trovano una settantina. I prezzi sono compresi fra i 25mila euro per un modello completamente restaurato e le poche migliaia per un esemplare che richiede le cure affettuose di un appassionato ed esperto patito di veicoli militari e, ovviamente, di storia.